Che cos'è per te la fotografia?
Per me la fotografia è diventata un'esigenza, un modo per esprimermi. Non sempre ho un buon rapporto con lei, a volte la vivo come una liberazione altre come un conflitto ma mai con leggerezza.
Parlaci del tuo sguardo e di come lo alimenti.
Non avendo fatto nessuna scuola di fotografia credo che il mio sguardo sia stato all'inizio abbastanza puro, quasi infantile a volte, ed è stato e continua ad essere molto istintivo. Si alimenta in primis dalle mie emozioni e dalla vita che mi circonda ma anche dalla letteratura, dai film, dalla musica, dall'arte in generale. Oggi sono interessata molto anche al lavoro degli altri, dai grandi maestri ai talenti emergenti o quasi sconosciuti.
Come scegli le tematiche che affronti e cosa ti leghi ad esse?
E' sempre l'istinto che in generale guida le mie scelte, come un'onda emotiva. Per ora sono rivolta soprattutto alla mia terra e alla sua gente, a volte tornando nei posti dove sono le mie radici a volte semplicemente osservando ciò che mi circonda e cattura il mio sguardo.
In riferimento al lavoro presentato, raccontaci come è nato e come l'hai sviluppato.
Ho spesso bisogno di ritagliarmi dei momenti di solitudine quando posso e lo faccio attraverso lunghe passeggiate portando sempre con me la macchina fotografica. Questo lavoro è nato spontaneamente dall'osservazione di ciò che mi circonda e cattura il mio interesse identificandomi spesso nei personaggi ritratti, fantasticando sulle loro storie e immedesimandomi con loro. Non è nato come progetto vero e proprio ma è il risultato di alcuni anni in cui per me la fotografia è stata quasi una terapia, un bisogno di "raccoglimento", un' osservazione attenta di ciò che era dentro e fuori di me.
Quale potrebbe essere la destinazione ottimale per questo tuo lavoro? E perché?
Sarà esposto all'interno del Photofestival di Milano, il 28 aprile 2015. Precedentemente è già stato esposto in realtà più piccole. Credo la sua destinazione ottimale sia all'interno di una galleria.
In che modo la tua vita quotidiana influenza il tuo lavoro e viceversa?
E' una continua contaminazione, essendo una persona molto sensibile ed istintiva, la mia fotografia è spesso influenzata dagli umori e dagli accadimenti della vita quotidiana.
Cosa pensi della fotografia italiana contemporanea?
Credo sia una fotografia di qualità ma non ci sono grandi possibilità per emergere o lavorare, è il periodo che stiamo vivendo e il suo contesto ad essere in crisi, non il lavoro dei fotografi italiani.
Quali aspirazioni hai per il futuro?
Riuscire a mantenermi con la fotografia che da circa tre anni è anche il mio lavoro, migliorarmi, diventare più ambiziosa.
Galleria "Lost in elements"
Biografia
Benedetta Falugi è una fotografa indipendente che vive in Toscana. Il suo approccio con la fotografia avviene quasi casualmente, l’incontro con il nuovo mezzo espressivo è folgorante e il coinvolgimento sempre più intenso, la fotografa affina rapidamente un proprio linguaggio e un proprio stile riconoscibile. Allo stesso tempo Benedetta ha cominciato una sua personale ricerca che si rivolge soprattutto ai posti che ama e alle persone che vi abitano. I suoi lavori, realizzati su pellicola e caratterizzati da uno stile pulito, denotano una grande capacità di cogliere l’essenza delle cose osservandole senza disturbare. Ha studiato fotografia attraverso diversi workshop e come autodidatta.
Il suo lavoro è pubblicato in diversi magazine ed esposto in varie mostre sia personali che collettive. Tra i suoi clienti: Visa (New York), Nokia (United Kingdom), i marchi di moda Mal Familie e Noodle Park (Italia). Ultimamente è entrata a far parte del collettivo di street photography "Inquadra".
Il suo lavoro è pubblicato in diversi magazine ed esposto in varie mostre sia personali che collettive. Tra i suoi clienti: Visa (New York), Nokia (United Kingdom), i marchi di moda Mal Familie e Noodle Park (Italia). Ultimamente è entrata a far parte del collettivo di street photography "Inquadra".